Saluto del Preside
INAUGURAZIONE 2011-12Vedi FotoGallery
Saluto del PresideMi è gradita l’occasione di questo significativo incontro, per salutare l’avvio del nuovo anno accademico 2011-12 della nostra Facoltà teologica di Sicilia, e così porgere l’augurio di proficuo e propizio lavoro a quanti a diverso titolo fanno parte della nostra comunità, o per ragioni di interesse con la missione da essa svolta, vi si affacciano con amicizia e simpatia.
Saluto perciò tutti i graditissimi ospiti qui convenuti: S. E. Mons. Calogero Peri, che ritorna fra noi anche nella veste a lui consueta di Accademico stimato e illustre, e a cui vogliamo porgere i voti della nostra riconoscente gratitudine per gli innumerevoli e felicissimi anni della sua appassionata docenza e servizio nella Facoltà. Aver accolto l’invito a trascorrere con noi questo dies academicus e a porgere la lectio magistralis è segno dell’affetto e dell’immutata fedeltà con cui ancora accompagna e privilegia questa sua alma mater. Gli Ecc.mi Vescovi di Sicilia presenti; fra di essi mi preme segnalare, con particolare menzione, genuina gratitudine verso S.E. il signor Cardinale Paolo Romeo, Gran Cancelliere della Facoltà. Gli siamo grati per la speciale cura come garante dell’ecclesialità del nostro cammino accademico, e per la sua personale sensibilità nei confronti di tutta intera la comunità accademica. Un saluto deferente a tutte le Autorità accademiche ecclesiatiche e civili, a Don Francesco Di Natale, Preside dell’Istituto s. Tommaso di Messina, a Mons. Gaetano Zito, Preside dello Studio teologico “s. Paolo” di Catania, ai Prefetti degli Istituti affiliati, ai Direttori degli Istituti Superiori di Scienze religiose collegati; alle autorità [civili e militari]; a quanti, gentilissimi nostri ospiti, hanno scelto di condividere questo inizio augurale del nostro anno accademico. Caloroso e sincero il saluto è rivolto specialmente ai miei stimati Colleghi, docenti nella nostra Facoltà, e a tutti gli allievi della Facoltà, tra di essi in particolare quelli che stasera conseguono i gradi accademici, cui va integro e sollecito l’affetto e la dedizione nostra e della Chiesa.
Il mio saluto è anche carico di gratitudine per il lavoro finora compiuto con tutti loro, per l’amore con cui è nutrito ogni sacrificio con il quale si è costruito e continua a fiorire il progetto, qui conservato, di “rendere ragione” della ricca, antica e sempre viva, esperienza di fede delle Chiese della nostra Isola, ed è anche un saluto carico di attesa in questa vigilia dell’anno che si inaugura, il trentesimo dalla sua erezione.
Proprio trent’anni orsono, nei giorni 17 e 18 ottobre 1981, veniva solennemente inaugurata la Facoltà Teologica di Sicilia. Ricordando gli splendidi anni intercorsi da allora, mi è piaciuto rileggere le cronache di quelle due giornate inaugurali e i testi dei tanti interventi che le hanno costellate. In particolare mi sono soffermato sul contenuto del Decreto della Congregazione per l’educazione cattolica a firma del Prefetto, il card. W. Baum, con cui si dichiarava eretta la Facoltà, e del telegramma inviato dal beato Giovanni Paolo II per l’occasione. Alla pari di una carta costituzionale, questi preziosissimi documenti presentano le linee portanti e le indicazioni programmatiche di quella che sarebbe diventata una fucina di pensiero per la nostra Isola, una palestra formativa per chierici e laici e una feconda risorsa per il servizio alle Chiese.
Non credo che alcuna suggestione di quei documenti sia andata perduta o disattesa in questi anni: l’ideale continuità con il passato culturale della nostra Isola, come veniva auspicato, è ormai tessuta; l’esigenza di un alto livello scientifico e la maturazione di un’adeguata preparazione dei docenti e degli allievi, ecclesiastici, religiosi e laici, si sono concretizzate nel servizio che con eccellenza la Facoltà è in grado di dare sia a livello formativo che negli ambiti della ricerca e della pubblicistica. Difficile non tenere conto dell’alto grado di preparazione dei docenti che dagli inizi ad ora l’hanno adornata con totale dedizione e straordinaria competenza; altrettanto impossibile non riconoscere quanta strada sia stata compiuta in questo lasso di tempo sul piano della qualificazione dei candidati agli ordini e del laicato.
I documenti auguravano la necessità di promuovere un fecondo dialogo con le molteplici correnti del pensiero contemporaneo. A questo appello la Facoltà ha corrisposto nel tempo affrontando nodi piuttosto rilevanti della storia del pensiero contemporaneo. Basti pensare, al suo sorgere, alla serie di convegni e pubblicazioni sulla questione femminile; al costituirsi nel suo seno di un Istituto di bioetica, con le sue molteplici iniziative tuttora fiorenti; allo sviluppo del dipartimento di teologia delle religioni con i suoi convegni e le molteplici iniziative editoriali, in un’epoca in cui la domanda su questo tema si è posta con forza al centro della scena e degli equilibri mondiali; al configurarsi di rapporti stabili con enti accademici localmente e oltre mare, fino in Tunisia e Iran, allo scopo di perseguire un dialogo attento alle ragioni del sapere della fede, e tra questi specialmente il dipartimento di antropologia cristiana; alla elaborazione di metodologie e di incontri di studio che consapevolmente contribuiscano al confronto e allo sviluppo del dialogo della teologia con le scienze altre; e non di meno alla riflessione condotta in più occasioni su questioni sociali e di costume che toccano specificamente la nostra Isola.
Situandosi in una regione dal contesto culturale abbastanza definito, quei documenti delineavano per la Facoltà il compito di valorizzare il patrimonio storico e culturale della Sicilia, ponendo particolare enfasi sulla ricchezza dell’arte sacra e liturgica. Non solo la nostra istituzione non ha mancato di adempiere a ciò costituendo il Centro per lo studio della storia e della cultura di Sicilia “Mons. A. Travia” e la Cattedra per l’arte cristiana di Sicilia-R. La Duca, con la loro ricca produzione, ma nel tempo ha curato una lunga e fortunata serie di ricerche e di convegni su temi della liturgia, causando nell’Isola un fermento ineguagliato in altre aree della vita ecclesiale, dai risultati molto lusinghieri per la Facoltà e piuttosto promettenti per la vita delle Chiese. In questo contesto si situa l’immane ricerca che ha condotto alla recente pubblicazione del Dizionario enciclopedico dei teologi e dei pensatori di Sicilia. Secc. XIX e XX, (F. Armetta ed., Sciascia 2010) e al suo ampliamento in via di elaborazione dal IV secolo a.C. al XVIII.
La medesima collocazione della Sicilia nel cuore del Mediterraneo spingeva gli estensori di questi documenti a raccomandare la cura dei particolari rapporti con i fratelli dell’Ortodossia orientale e la Cultura araba. Il primo periodo dell’esistenza della Facoltà registra in tal senso uno scambio esuberante con l’Oriente, successivamente sviluppato anche nell’area del mondo arabo. Permane nella coscienza critica dell’Istituzione la necessità di perseguire costantemente un confronto con il poderoso assetto teologico dell’Oriente e con le suggestioni del mondo islamico, attualmente conseguito con la presenza sul piano didattico di corsi che sistematicamente ne offrono la conoscenza e con il pedissequo rimando alla loro specifica visione nell’occasione di percorsi di ricerca e nei convegni.
La mia riflessione mi ha così convinto che la Facoltà gode adesso di una propria memoria storica non tessuta semplicemente dall’alternarsi degli anni e dai fatti in essi accaduti, quanto piuttosto dalla fedeltà al mandato per cui essa è stata voluta, dal diuturno e faticoso impegno di tanti che vi hanno investito i propri doni carismatici per realizzare quella continuità dell’offerta e dell’accoglienza del Vangelo, che tesse la traditio della Chiesa. Non fu una semplice scelta intellettuale o un impulso campanilistico a muovere il pastore della Chiesa di Palermo, allora presidente della Conferenza episcopale, il card. S. Pappalardo, nel volere ad ogni costo, il sorgere di questa Istituzione accademica, quanto sicuramente la carità pastorale che muove gli animi perché la parola diventi viva nella storia. Il suo ricordo è talmente attuale in mezzo a noi da farcelo indicare, senza tèma di apparire sovrabbondanti, non già come patrocinatore o tutore, ma come promotore e iniziatore della vicenda di questa Istituzione. Seppe talmente provocare l’entusiasmo e la passione dei diversi collaboratori, primo fra tutti il beneamato prof. C. Valenziano, da suscitare un evento non fatto di semplici spazi e mezzi, quanto di persone e di visione. E la serie di docenti, uomini e donne, che l’hanno servita finora descrive più la ricchezza delle idee che l’hanno vertebrata di quanto non facciano gli stessi obiettivi raggiunti.
Voglio ricordare a questo proposito uno di loro recentemente scomparso la cui dedizione semplice e incisiva ha consentito adesso di poter volgere lo sguardo indietro con gratitudine, riconoscendolo come strumento di una Provvidenza che tesse la storia anche nel silenzio delle riserve umane, il compianto stimatissimo prof. Basilio Randazzo, ofm conv., secondo Preside della Facoltà e suo docente di scienze umane. Lo ricordiamo per la “sicilianità” del suo carattere: lo era talmente da farti crescere dentro una strana nostalgia della Sicilia, di quel cuore intraducibile e di quegli affetti struggenti, di quell’ardore spontaneo e di quell’impeto acceso della sensibilità della nostra terra. Con le sue analisi emozionate ha restituito la parola, e con la parola il senso, a gesti muti, a segni lasciati come tracce, a poesie di riti e costumi dei più umili.
Nella Sicilia illustrata da Basilio nelle sue opere e nei suoi discorsi trova luce la cristiana trama del suo ordito evangelico, quella che intesse ogni pensiero, ogni espressione, ogni aspirazione della sua gente. Di lui tutti abbiamo amato la schiettezza luminosa del carattere, l’amabilità tenace, il rispetto dell’altro, l’ospitalità interiore, l’aromatica freschezza dei suoi detti, la conviviale accoglienza di ciascuno, la paziente attesa della crescita, la sua fede in Dio e la sua fiducia negli altri, l’accortezza sapiente e pacata tipica del contadino, la difesa strenue del debole, la consapevolezza del limite dell’uomo e la visione grande della fede: in una sola parola la sua pietas. La sua memoria fregia non solo la Facoltà, che gli è molto debitrice, ma la Sicilia stessa, da lui amata e ricercata come lembo di quel paradiso nel quale ora canterà un’altra lode, a quel Bello da cui discende ogni bellezza.
Nella memoria della Facoltà vi è anche quella schiera di docenti chiamati dalla sede petrina come vescovi alla guida della Chiesa. Essi non lasciano incolmato un vuoto, ma dicono l’eccedenza della ricchezza spirituale ed ecclesiale che da qui si riversa come dono abbondante sulla Chiesa: l’ultimo tra questi, eletto alla sede di Acireale, il nostro prof. A. Raspanti, suo quinto Preside. La comunità accademica ha accolto con viva contentezza la notizia della sua elezione episcopale. In qualità di docente di teologia dommatica e teologia spirituale, Mons. Raspanti ha consegnato, da maestro attento e sollecito, a generazioni di allievi l’amore per un pensiero chiaro, accurato e profondamente ecclesiale. Come studioso, membro del corpo docente e nella qualità di Preside, con la sua presenza assidua e la sua abituale disponibilità ha contribuito fattivamente alla crescita della nostra Istituzione Accademica. Gli siamo tutti grati per quello che ha fatto con noi e per noi, e lo accompagniamo nel suo nuovo cammino al servizio della Chiesa con amicizia, sostegno nella preghiera e ogni augurio.
L’anno accademico appena trascorso registra alcuni eventi ecclesiali significativi per la vita della nostra comunità accademica: la visita del Papa in Sicilia il 3 ottobre, e l’annunzio del cardinalato del sui terzo Gran Cancelliere, S.E.R. Paolo Romeo. La Facoltà ha sigillato il primo di questi eventi donando al Pontefice la prima copia del Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologici di Sicilia. Secc. XIX e XX, successivamente presentato il 25 ottobre alla presenza della Conferenza Episcopale Siciliana, e un volume a lui espressamente dedicato nella felice occasione della sua visita nell’Isola della “Luce gentile”, Malattia di Sicilia. Il viaggio di Newman in Sicilia 1833, curato e riedito per l’occasione dai proff. C. Scordato e R. La Delfa (Città aperta 2010).
Nell’occasione del conferimento della berretta cardinalizia al proprio Gran Cancelliere, la Facoltà gli ha presentato in dono una croce pettorale argentea bifronte, sbalzata e cesellata secondo un disegno della Facoltà dalla bottega artigianale del maestro argentiere Amato di Palermo. Vi risaltano in oro diciotto profili rotondi, nove su ciascun fronte, raffiguranti i relativi emblemi araldici delle diciotto diocesi dell’Isola. Il dono di questa croce evidenzia il legame che in qualità di Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, voluta al servizio della Regione ecclesiastica di Sicilia, unisce il Cardinale alla Facoltà nel comune sforzo di operare per il bene di tutta l’Isola, e principalmente per la salvaguardia del’unità armonica di tutte le Chiese, fondata sulla verità.
L’anno appena trascorso registra una fitta serie di eventi accademici di rilievo per i quali desidero esprimere compiacimento e gratitudine a quanti si sono prodigati con estrema fatica per la loro realizzazione e riuscita. Ricordo innanzitutto la magnifica prolusione dettata da S.E. Mons. M. Crociata; il I convegno di Patristica e Antichità cristiana sui primi vescovi siciliani; la giornata di studio sulla catechetica; il colloquio biblico che ha preparato in forma seminariale la celebrazione del prossimo convegno di teologia biblica; il III convegno di teologia pastorale sul tema del perdono; il convegno di teologia morale dedicato alla figura di studioso del compianto prof. S. Privitera; il colloquio di filosofia concernente l’insegnamento della filosofia in ambiente teologico; il XII convegno di teologia delle religioni sulla questione della laicità; le due sessioni annuali del Fides quaerens e infine la fortunata serie delle tre lezioni-concerto realizzata in collaborazione con l’arcidiocesi di Monreale e il Conservatorio di musiva V. Bellini di Palermo, un promettente tentativo di offrire modelli di riflessione-fruizione su quel connubio di musica e tempo/spazio sacro, senza il quale sarebbe surrettizio parlare di “musica sacra”. Si spera, come preventivato, che l’iniziativa trovi continuità in un successivo ciclo di tre anni, durante i quali saranno trattati i temi specifici della dottrina della fede cristiana. A questo proposito mi è gradito porgere un distintivo voto di gratitudine a un benefattore che, motivato dal tipo di fruizione che se ne potrà fare nella nostra sede e nel solco della tradizione della famiglia patrizia cui esso è appartenuto, tesa a promuovere con le arti anche il bene che ne può derivare, a partire da quest’anno intende mettere permanentemente a disposizione della Facoltà, un prezioso pianoforte a coda Bechstein, sul quale nel tempo hanno suonato rinomati artisti di ogni provenienza.
Il bilancio delle attività di quest’ultimo anno è alquanto positivo e apre a ulteriori sviluppi. Per l’anno che si apre è previsto un ricco e interessante calendario di incontri accademici. Segnalo in particolare la cura insieme agli uffici diocesani per l’ecumenismo di Palermo della Giornata per il dialogo Islamo-Cristiano, il 27 ottobre; il II convegno di Patristica e Antichità cristiana rivolto all’apologetica nei Padri del IV e V sec., con una sezione dedicata alla recezione che ne fa Newman nella sua vasta produzione, a novembre; un Convegno di storia nell’occasione del 150° dell’unità d’Italia in collaborazione con la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Palermo, avente in oggetto lo studio delle posizioni dei cattolici siciliani, agli inizi di dicembre; il XII Convegno liturgico-pastorale sulla recezione della Sacrosanctum Concilium dedicato al Gran Cancelliere nell’occasione della sua elevazione a Cardinale, il 17-18 febbraio; la Giornata di studio sulla Catechetica, il 29 febbraio; il IV Convegno di Teologia pastorale, il 16-17 marzo; il VII Convegno di teologia biblica, il 30-31 marzo; il V Convegno di Ecclesiologia sulla figura di Papa Paolo VI, necessaria a comprendere l’ermeneutica del Concilio e i suoi sviluppi, il 20-21 aprile; un Convegno sulla spiritualità del Vescovo M. Sturzo, il 27 aprile; il XIII Convegno di Teologia delle religioni, l’11-12 maggio; la ripresa a Roma dei convegni sulle domande radicali espresse nel mondo della letteratura e dell’arte, con un incontro programmato alla fine dell’anno; e la quinta e sesta sessione del Fides quaerens, rispettivamente il 18 novembre e il 22 marzo.
Come è possibile intuire questi eventi richiedono una maturazione della ricerca non indifferente che vede impegnati la maggior parte dei docenti. Si tratta di una dimensione della vita accademica della nostra Istituzione, quella della ricerca, inalienabile e determinante per la definizione della sua identità. Se a questo novero viene aggiunto l’immenso lavoro che viene anche realizzato in seno al III ciclo per il dottorato dove una cinquantina di iscritti attualmente opera in altrettante disparate piste di ricerca, e se si tiene conto della ricerca compiuta individualmente dai diversi docenti, si ha la nozione del carico che grava sull’esiguo numero del personale docente impegnato stabilmente nella Facoltà. Non nascondo a questo proposito tutta l’ammirazione e la gratitudine che giornalmente nutro nei loro confronti. Davvero possono realizzarsi grandi cose se a muoverle è lo stesso Spirito che ha unto questi colleghi studiosi con una vocazione a un impegno tanto oneroso quanto ingrato, realizzato tuttavia con energico entusiasmo e senso del distacco. Conforta la prospettiva di un imminente ampliamento del numero dei docenti stabili, per i quali già da qualche tempo si è avviato l’iter di cooptazione.
La complessa macchina della Facoltà con i suoi dipartimenti e le infinite attività di governo e di animazione della vita accademica ricade anch’essa sul dorso di questi colleghi. Penso al lavoro condotto nelle tre aree specialistiche del II ciclo ad licentiam, al Centro per lo studio della storia e della cultura di Sicilia “Mons. A. Travia”, alla Cattedra per l’arte cristiana di Sicilia-R. La Duca, ai dipartimenti di Teologia delle religioni e di Antropologia cristiana, alla Redazione della rivista, al Consiglio di amministrazione, alla Commissione per gli istituti aggregati, affiliati e collegati; alle Commissioni per l’esame degli schemi di tesi di licenza e di dottorato; alla Commissione per la ratio degli studi, alla Commissione per l’autovalutazione e a tanti altri organismi di partecipazione e decisione, il cui lavoro condotto con rigore e serietà permette alla Facoltà di coltivare la propria indole collegiale e di raggiungere progressi piuttosto cospicui sul piano del consenso condiviso e dell’assunzione di impegni.
Non ultimo, ma principalmente, va ricordato il compito docente. L’architettura dell’ordinamento degli studi si regge anch’essa principalmente sulla disponibilità, la competenza e il carisma di questi colleghi. Attualmente sono programmati circa 70 trattati, corsi e seminari tra il propedeutico e il corso ciclo istituzionale; 51 corsi e seminari nel ciclo per la licenza; 46 corsi nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose insieme a tutte le diverse attività pedagogiche, didattiche e di ricerca previste al suo interno.
Sono profondamente grato al Prof. G. Trapani direttore dell’Istituto per la sua conduzione e gli porgo i più sinceri e affettuosi auguri nell’occasione della sua recente rielezione e nomina per il prossimo quinquennio. Un doveroso ringraziamento va anche e in maniera del tutto speciale alla Commissione per la ratio degli studi e al suo coordinatore, il prof. S. Vacca, per l’assiduo e faticoso lavoro verso la definizione di un documento in cui verrebbe espressa la comune consapevolezza delle linee portanti dell’ordinamento dei nostri studi e della ricerca. La volontà di riprendere la “ratio” degli studi nella Facoltà consegue alla necessità di dover rileggerne le linee fondamentali alla luce degli sviluppi conseguiti nella nostra Istituzione accademica dall’origine fino ai nostri giorni, e alla coscienza di dover promuovere scelte adeguate e aderenti alla sua composizione in ordine alla proposizione di una offerta formativa rispettosa delle istanze universalmente ravvisate nel contesto europeo degli studi superiori, e riconosciute dalla S. Sede, dalla quale la Facoltà è accreditata. La grande attesa che circonda gli esiti di questo lavoro riguarda anche la composizione architettonica della comunicazione del sapere teologico sia sul piano nozionistico sia su quello metodologico. L’anno che si apre dovrebbe portare il frutto di questa solerte semina di idee e di confronti. Auspico che con la collaborazione di ciascuno e la docile accoglienza di ciò che lo Spirito vorrà suggerire possa essere varato un progetto capace di traghettare la Facoltà verso orizzonti sempre più idonei alla realizzazione della sua missione.
È sulla scia di questo impegno che abbiamo chiesto al prof. mons. Peri di discutere, come tema della prolusione a quest’anno accademico, il rapporto Filosofia-Teologia negli studi teologici. La ragione remota della scelta di questo argomento è originata dall’impegno con cui la Facoltà sta da tempo riflettendo sulla riforma dei suoi studi, mentre quella prossima è debitrice alla recente pubblicazione del Decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia emanato dalla CEC. Vi si legge una preziosa citazione dall’esortazione apostolica Pastores dabo vobis, secondo cui, “una sana filosofia può aiutare … a sviluppare una coscienza riflessa del rapporto costitutivo che esiste tra lo spirito umano e la verità, quella verità che si rivela a noi pienamente in Gesù Cristo” (52). Questo rapporto costitutivo così definito da tali documenti è alla base dell’esistenza e del lavoro condotto in una Facoltà Teologica. Il nostro relatore, cui porgo ancora il voto della nostra gatitudine, non mancherà di svelarne la portata. Ne accogliamo la parola con vivo interesse e gratitudine.
Mentre auguro a tutti un sereno e proficuo esercizio delle attività previste per questo nuovo anno accademico, chiedo al nostro Gran Cancelliere, prima che venga dettata la lectio magistralis, di dichiarare aperto l’anno accademico 2011-12!