Il filosofare per le religioni nell’età post-secolare
XIII CONVEGNO DI TEOLOGIA DELLE RELIGIONI 10-11 MAGGIO 2013
Facoltà Teologica di Sicilia, via Vittorio Emanuele 463, PalermoIl filosofare per le religioni nell’età post-secolareVenerdì 10 maggio 2013
9,00 Introduzione al convegno
La teologia tra necessità del dialogo interreligioso e crisi della metafisica
MASSIMO NARO, Facoltà Teologica di Sicilia Dalla filosofia della religione ad un filosofare per le religioni
ANDREA AGUTI, Università di Urbino
Sulle tracce di una filosofia “del cristianesimo”
ANNA PIA VIOLA, Facoltà Teologica di Sicilia
La questione di una filosofia “cristiana”
CARMELO DOTOLO, Pontificia Università Urbaniana, Roma
12,30 Dibattito 15,30 Sulle tracce di una filosofia “dell’ebraismo”
LUCIANA PEPI, Università di Palermo
La possibilità di una filosofia “ebraica”
PIERO STEFANI, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Milano
Sulle tracce di una filosofia “dell’islam”
GIUSEPPE ROCCARO, Università di Palermo
Il problema di una filosofia “islamica”
MARCELLO DI TORA, Facoltà Teologica di Sicilia
19,00 Dibattito
Sabato 11 maggio 2013
9,00 Il filosofare come traduzione cognitiva delle credenze delle religioni
CALOGERO CALTAGIRONE, Lumsa , Roma – Facoltà Teologica di Sicilia
Il filosofare come prospettivismo veritativo per le religioni
FRANCESCO TOTARO, Università di Macerata
Il filosofare come luogo per il consenso reciproco tra le religioni
CARMELO VIGNA, Università di Venezia
11,30 Dibattito
12,00 Conclusioni
CALOGERO CALTAGIRONE, Lumsa, Roma – Facoltà Teologica di Sicilia
TEMA: IL FILOSOFARE PER LE RELIGIONI NELL’ETÀ POST-SECOLARELa proposta prende spunto dalle indicazioni emerse nel XII convegno di Teologia delle Religioni “Religioni e laicità: incontro e confronto nello spazio pubblico” (Palermo 12-14 maggio 2011) che ha inteso la laicità come uso pubblico della ragione in un contesto plurale e dalle recenti proposte riflessive sulla necessità di elaborare una filosofia della religione nell’età post-secolare.
L’obiettivo e quello di ipotizzare la possibilità di un filosofare per le religioni e non della religione o delle religioni, al fine di individuare uno strumentario in grado di far dialogare le religioni sulla base del “logos” inteso come il trascendentale della condizione umana. Cosa che per esempio, in età medievale filosofi islamici, ebrei e cristiani avevano tentato, proprio facendo riferimento al “logos” aristotelico e non solo.
Sulla base di questo assunto generale l’articolazione tematica dovrebbe prevedere la possibilità di far rilevare lo spazio per la La teologia tra necessità del dialogo interreligioso e crisi della metafisica, al fine di rendere maggiormente più esplicito il senso dell’approccio che si intende dare.
Questo comporta il fare il punto sul senso della filosofia della religione, nel suo statuto epistemologico, ermeneutico, metodico e critico e sulla possibilità di un passaggio dalla filosofia della religione ad un filosofare per le religioni.
Operando una calibratura tematica tra la sezione “storica” e quella maggiormente “speculativa” riguardanti le tre tradizioni religiose, l’articolazione degli interventi mira ad analizzare come la filosofia si è occupata della religione, del fatto religioso, delle istanze religiose, all’interno di ciascuna tradizione cristiana, islamica, ebraica, tra passato e presente. Il riferimento è ai modelli della tradizione medievale, rinascimentale, moderna e contemporanea, cercando di chiarire il rapporto che sussiste tra pensiero credente e pensiero filosofico nelle diverse religioni, con lo scopo di individuare nodi irrisolti, eventuali conflitti, e proposte significative. In altre parole si tratta di vedere come il rapporto fede e ragione, teologia e filosofia viene articolato in esse e quali possibilità possono offrire non solo per il dialogo tra le religioni, ma anche per la strutturazione di una filosofia per le religioni e, conseguentemente, per l’istruzione di un teologia delle religioni, distinguendo tra filosofia “del cristianesimo” (filosofia “dell’ebraismo”, filosofia “dell’islam”) e filosofia “cristiana” (filosofia “ebraica”, filosofia “islamica”). Distinguendo cioè tra chi ha fatto “oggetto-contenuto” della propria riflessione filosofica le religioni e chi invece ne ha fatto un elemento epistemico-strutturale.
In questo senso il ruolo del filosofare all’interno delle religioni assumerebbe una valenza interna, in quanto consentirebbe alle religioni di organizzare i contenuti del proprio credere su una figura del logos che è inclusa nell’atto stesso del credere, offrendo così gli elementi epistemici per autointelligersi ed esterna, in quanto consentirebbe di comunicare in maniera universalmente comprensibile i contenuti dello stesso credere e di trovare convergenze prospettiche al fine di praticare una convivenza plurale in un’età post-secolare. Inoltre, legittimerebbe, anche, la possibilità di indagini filosofiche che sottopongono al vaglio della ragione i contenuti dottrinali e le altre forme espressive delle religioni studiate nel loro statuto proprio, oppure che si pongono l’obiettivo di elaborare una conoscenza di Dio costruita sulla possibilità dell’interazione tra fede e ragione, ma non ricavata necessariamente dal ricorso allo studio materiale dei tesi sacri e delle tradizioni dottrinali, bensì strutturata attorno alla universalità del logos, in quanto trascendentale della condizione umana.
Da questo punto di vista il confronto con alcune proposte di filosofare orientate a configurare una filosofia per le religioni in un contesto post-secolare e, per certi versi, post-metafisico, recuperando invece la migliore tradizione metafisica, potrebbe costituire una ipotesi di far valere – epistemologicamente e metodologicamente – per le altre due religioni ciò che vale per il cristianesimo.