GIORNATA DEGLI ALLIEVI

GIORNATA DEGLI ALLIEVILa Fede e l’Europa.
Verso un’Europa cristiana o multi religiosa?
Prospettive per il cattolicesimo in Europa
Giovedì 16 maggio
Ore 15.30-18.50
15.30: Introduzione
          Prima relazione: “L’identità europea: un mito o una realtà storica? Gli insegnamenti del passato” (prof. F. Aleo).
 Seconda relazione: “Analisi degli aspetti dominanti della/della società europea. Essere siciliani in Europa” (prof. G. Notari)
 Dibattito
 Terza relazione: “Cristiani e cattolici nel complesso scacchiere europeo. Quale futuro” (prof. V. Impellizzeri)
 Comunicazione: “Le religioni oggi in Europa: quadro e prospettive” (prof. M. Di Tora)
 Dibattito e conclusioniLa “Giornata degli Allievi” più che essere una “Giornata” finalizzata ai soli Allievi intende essere una “Giornata” di comunione e di riflessione dell’insieme della comunità accademica dell’ISSR, quindi dei Docenti e degli Allievi! La Fede e l’Europa.
Verso un’Europa cristiana o multi religiosa?
Prospettive per il cattolicesimo in Europa1. L’Europa tra mito – realtà e incerto futuro.Il nome “Europa” proviene dal greco “Europe”.
Europa, secondo i miti greci, era la figlia di Agenore, re di Tiro, (secondo l’Iliade figlia di Fenice. La sua bellezza attrasse Zeus, che per avvicinarla si trasformò in un toro bianco con una striscia nera in mezzo alle corna. La bella Europa, mentre raccoglieva fiori in riva al mare notò questo toro che le si avvicinava. All’inizio ebbe paura, ma quando l’animale le si accostò docilmente, cominciò ad accarezzarlo per poi salirvi di sopra. Zeus, allora, si slanciò immediatamente al galoppo in mare e con Europa sul dorso nuotò fino a Creta, dove le rivelò il suo amore. Ebbero insieme tre figli: Sarpedonte, Radamanto e Minosse, re di Creta da cui nacque la civiltà cretese, culla di quella europea.
Nel poemetto Europa di Mosco (II-I sec. A.C.) si narra che Afrodite fece apparire in sogno alla fanciulla le due parti della terra, L’Asia e un’altra che non aveva ancora un nome, entrambe in forma di donna. Quella senza nome trascinò a sé Europa e le si presenta come la terra datole in dona da Zeus. Da qui il nome dato al continente di Europa.
Dal punto di vista etimologico il nome Europa sembra che abbia origine dal semitico ereb “occidentale” termine con il quale gli Accadi di Mesopotamia indicavano la terra in cui il sole si corica, cioè la parte ad ovest del Mare Egeo.
Secondo un’altra ipotesi Europa sarebbe composto da eu e da ops, con il significato “dalla larga faccia”, titolo attribuito alla dea luna.
Nelle fonti più antiche il nome Europa indicava solamente la Grecia continentale; solo a partire dal V sec. a.C. passò a designare l’intero Continente.
L’Europa era un insieme di popoli tra i quali dominò la cultura greca e quella romana (si pensi al grande Impero Romano che fece da unì per vari secoli, sotto medesime leggi, moneta, cultura un variegata pluriformità di popoli.
L’ingresso del cristianesimo, che saldò al suo interno la mirabile tradizione filosofica e culturale greca e romana, e che si incarnò attraverso il papato e il Sacro Romano Impero, che in Oriente arrivò fino al quattordicesimo secolo, determinò attraverso il comune credo una unione di fatto. La cristianizzazione dei popoli del Nord Europa allargò l’influenza della comune cultura cristiana in tutto il Continente, con l’assunzione anche di parti della cultura celtica, tedesca, ecc.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, dopo secoli piuttosto bui, l’Europa occidentale rivisse un momento di unificazione sotto Carlo Magno, il cui impero, fondato tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del IX secolo, è segnato dalla comune lingua, il latino, dall’uso di una stessa moneta e dalla comune fede cristiana.
Nei secoli a venire si assisterà al sorgere degli Stati Europei e al progresso di una cultura autonoma rispetto al cristianesimo, una multiformità di filosofie, scienze; al sorgere e agli sviluppi della tecnica, della moderna economia con il progressivo processo  dell’industrializzazione, agli sviluppi delle ideologie e dei vari molteplici socialismi.
Nel frattempo, all’interno del cristianesimo, si consumano varie fratture: le principali sono lo scisma d’Oriente, il Protestantesimo, l’Anglicanesimo, un fenomeno che influenzerà largamente il processo storico dell’Europa.
In Europa dopo l’epoca aurea della cristianità medievale, si assiste ad un processo dialettico tra la fede (cristiana) e la ragione.
Se il cristianesimo era riuscita ad integrare al suo interno la ragione greca, ellenistica, romana, celtica, germanica, dopo il Rinascimento, progressivamente si assiste al sorgere della/e filosifia/e moderna, al sorgere del razionalismo, dello scientismo, del positivismo i cui esiti saranno tradotti in una cultura autonoma e contraria al cristianesimo con larghe influenze fino ai nostri giorni.
L’arte, le scienze, la tecnica avranno sviluppi prima impensabili.
Oggi si assiste al cosiddetto fenomeno del postmoderno, dalla multiforme identità dominato da un senso di relatività del tutto, dal rifiuto di ogni assoluto, dal concentrarsi sull’oggi e sulle necessità e possibilità dell’uomo.
A fronte da una visione più “comunitaria” dell’Europa, frutto di una comune fede, oggi si è in presenza di una cultura, che al di là delle sue diversità, si fonda su larga parte sull’individuo, sul rifiuto di ogni legge naturale a favore della libertà dell’uomo e della sua capacità di libera scelta.
In questo contesto non c’è più spazio per Dio.
Ma a fronte del rifiuto più o meno esplicito del cristianesimo, l’Europa di oggi fa i conti su una presenza religiosa proveniente da altrove (islam, religioni orientali), che ripropongono il tema del religioso anche in Europa e della sua valenza per l’uomo e per la vita e le relazioni tra i popoli.
L’Europa ha conosciuto tanti periodi di guerra.
Le ultime due le “guerre mondiali” hanno segnato il XX secolo e segnano anche il nostro tempo.
E’ dalla fine della II guerra mondiale che è in atto il nuovo tentativo di riunificare l’Europa sotto una unica identità politica, economica, monetaria, legislativa, ecc. Come intendiamo noi siciliani porci all’interno di questo processo?
Non possiamo qui rifare la storia di questi 50 anni di progressiva unificazione europea che conduce all’attuale “Comunità Europea”, ma che sta vivendo un momento di grandi tensioni e contraddizioni al suo interno. Cosa ne pensiamo?
All’interno dell’attuale realtà dell’Europa, così, noi siciliani come ci poniamo? Passivi o attivi?
Abbiamo coscienza di essere partecipi di un processo di unificazione europea o l’Europa ci appare una identità astratta, lontana dai nostri orizzonti; una realtà senza senso?
Ci sentiamo cittadini europei?
La “Comunità Europea” è comunità di diritti e di doveri. Abbiamo coscienza e conoscenza di questi diritti e doveri?
La Sicilia può avere un ruolo attivo all’interno della “Comunità Europea” o deve continuare ad essere un’isola in tutti sensi, dove domina una cultura clientelare e di sfruttamento, cultura amplificata da una continua classe politica che ha amplificato a dismisura i mali della Sicilia, minandone la dignità e l’identità nel contesto europeo e mediterraneo?
La Sicilia è fuori da ogni contesto di integrazione socio-economica europea: è giusto continuare in questo modo, continuando a sfruttare solamente i contributi europei in modo assurdo e indicibile?
Gli interrogativi possono continuare!2.Il cristianesimo e il cattolicesimo in Europa
C’è un’altra realtà a cui non può sfuggire il nostro oggi.
La storia d’Europa è intrecciata tutta quanta con quella del cristianesimo.
Oggi da più parti questo connubio appare superato, anzi è da sciogliere definitivamente: quale posizione intendiamo assumere noi cristiani e cattolici a questo riguardo?
La cultura laica, ancora ampiamente presente e potente nel Continente Europeo, invoca una “Comunità Europea” forgiata solamente da leggi e istituzioni esclusivamente “laiche”. Quale posizione assumere?
La presenza delle diverse religioni nel contesto europeo, un fenomeno già presente nel Medioevo, fa invocare una Europa libera, aperta a qualunque religione, nel rispetto dei propri principi di fede e di etica, tale che il cristianesimo deve essere solamente una religione tra le altre.
Di fronte alla cultura laica e alla presenza delle altre religioni il cristianesimo, cattolico e non, deve assumere un profilo “forte” o un profilo “debole”?
Ciò implica il problema del rapporto tra la Chiesa/le Chiese e la “Comunità Europea” e i singoli Stati Europei.
Va bene il dialogo tra le religioni; va bene il confronto e la cooperazione, ma il cristianesimo non deve opporre nessuna resistenza all’ingresso libero e garantito della altre religioni in Europa in difesa dei propri credenti?
Le comunità cristiane hanno il diritto/dovere di impegnarsi perché l’Europa rimanga fondamentalmente cristiana o devono solamente favorire un contesto di Europa multi religioso, solamente rispettoso dei diritti di tutti?
Ha ancora senso il termine “missione”, tipico di tutta una tradizione cristiana, oppure bisogna solamente favorire il dialogo e la tolleranza?
In particolare, la lunga presenza del cattolicesimo in Europa richiama a dei compiti particolari di noi cattolici in Europa, sul piano religioso, etico, culturale, oppure dobbiamo solamente accontentarci a sopravvivere nei nostri contesti intraecclesiali.
Il cattolicesimo deve essere una presenza forte nel contesto europeo e solamente una presenza debole?
Si badi bene, che questi problemi riguardano non solamente il contesto europeo ma, in specie, anche il contesto siciliano.
Di tutto ciò si ha coscienza?
Quali interrogativi e risposte impongono queste brevi considerazioni?
Un altro ambito di riflessione, ma qui impossibile da affrontare, è quello del ruolo dell’Europa nel mondo; del ruolo del cristianesimo e del cattolicesimo europeo nel mondo.                                                                                                     Prof. G. Trapani